giovedì 16 maggio 2013

La storia di Laxmi: non era Amore

Foto da qui

Mi  chiamo Laxmi e nel mio paese il mio nome è quello della dea della ricchezza e dell’abbondanza, della dea della fortuna. Sembra uno scherzo vero? Qual è poi la mia fortuna?  Là da dove vengo io le ragazze non scelgono il loro destino e sicuramente  non sono fortunate. Forse la mia famiglia ha voluto darmi la fortuna, almeno nel nome.

Il mio è stato un matrimonio combinato. Non ho scelto. Non ho mai scelto. Quando ero bambina vedevo le altre donne, le ragazze o le innocenti bambine sposare uomini che non conoscevano. Ho sempre pensato che fosse normale. Oggi per me è normale. E’ normale vivere con chi non ho scelto. Mi sono abituata. Ma non sto parlando di amore.

Una volta si, quella volta l’amore l’ho trovato. Ero così felice. Ero così stupida. Pensavo che qualcuno potesse amarmi al di fuori di una scelta impostami. Lui sapeva che soffrivo, lui sapeva che ero disperata e mi ha usata. Anche lui. Quell’amore cieco e folle l’ho pagato. L’ho pagato  quasi con la morte. E alla fine in mano non mi è rimasto nulla perché mentre la mia vita scivolava nelle tenebre e nella vergogna, mentre la consapevolezza della sua indifferenza e del suo usarmi diventavano sempre più coscienti, lui si mostrava per quello che era. La sua vera immagine si  faceva nitida dentro di me e io provavo vergogna. Perché? Perché una donna deve vergognarsi? Perché ha amato una sola volta nella vita? Perché vergognarsi? Perché ci si accorge che non era Amore quello che muoveva le mani e si rifiutava di baciarmi. Non era Amore quello che  fingeva di amare misurando la sua prestazione, guardando l’orologio appeso sopra la porta,  mentre da fuori  giungevano fino a noi  i clackson della città folle. Non era Amore quello che non voleva neanche che mi spogliassi completamente, perché c’era poco tempo e l’essenziale era un punto. Non era Amore quello che sputava a terra dopo avermi usata per eliminare da sè il mio sapore. 
E allora si prova vergogna perché si  comprende che se quello non era Amore allora il mio cos’era? E perché non posso oggi chiamarlo Amore? Cos'è allora l'amore?Perché prevale la vergogna? Perché è questa la mia condizione.

Ho visto il sole per un breve attimo e adesso sono tornata alla mia vita. Condivido una stanza silenziosa con chi non ho scelto di avere accanto. Non parla molto, non parla mai. Nella nostra cultura è normale. Io, da quando sono qui, avrei tante cose da dire, ma non parlo. So che lui non  mi risponderebbe.
Lui è quello che lavora, che finge di farlo, che esce e sta fuori tutto il giorno a far finta di essere un uomo. Decide ogni cosa ma non ne parliamo mai. Io condivido silenziosamente. Nel suo lavoro è melenso e falso. Finge un entusiasmo non suo. Quell’entusiasmo che piace ai clienti. Il cliente ha sempre ragione. Solo io so quanto è falso. Solo io so che è il denaro che vuole.
Avrei potuto studiare. Avrei potuto finire di crescere. Avrei potuto vedere meglio la città. Perché no? Adesso sono qui, in un posto che non mi appartiene. La mia famiglia è lontana. Ora la mia famiglia è lui. Quell’uomo che, ho saputo, neanche mi voleva, perché voleva continuare a divertirsi pubblicamente. So che lo fa ancora. So che frequenta altre donne e a tutte dirà che è la sola. A me non ha bisogno di dirlo. Io gli appartengo. Sono una sua proprietà. Sono l’oggetto che mio padre ha ceduto al suo. E  lui neanche voleva. Lui voleva continuare a vivere da solo. Almeno adesso ha chi cucina per lui, chi fa la spesa e chi, se rimane senza soldi, può vendere l’unico gioiello che ha.

Avrei potuto studiare. Avrei potuto finire di crescere. Avrei potuto incontrare realemente Amore. Ma sono in una stanza, un’unica stanza a guardare le lancette dell’orologio appeso sopra la porta, mentre da fuori arriva il rumore impazzito dei clackson di una città non mia.”

(Laxmi è un nome di fantasia. La sua storia è vera. Ascoltata con la pelle e con il cuore.

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