venerdì 21 settembre 2012

Bazar mein: la protesta in India

Dil ke bazar mein daulat nahi dekhi jaati,
Pyaar ho jaya to surat nahi dekhi jaati,
Ek hi insaan pe luta do sab kuch,
Kyoki pasand ho cheez to kimmat nahi dekhi jaati. 


Così recita una nota canzone hindi. Eh si...il bazar, il mercato è il luogo dei tanti incontri e della vita attiva e brulicante dell'India. In questi giorni gli indiani  manifestano il loro dissenso all'avanzare della globalizzazione e degli iper-mercati. Chi è stato in India o in oriente sa cosa rappresentano quei pittoreschi negozi, grandi o piccoli che siano, dove si vende un po' di tutto. Il bazar è il negozio, il dukan per eccellenza. E' il luogo dell'acquisto ma anche quello della chiacchierata mattutina, del chai di mezza giornata o del consiglio chiesto a quello che è il tuo dukandar da una vita.
L'apertura del mercato alle grandi multinazionali commerciali è una doccia fredda per i piccoli esercenti indiani. Ma la protesta non ha l'odore pungente delle spezie di un bazar, bensì quello di una cattiva aria politica riguardo un governo  la cui  stabilità è ormai agli sgoccioli. Il povero Singh  riuscirà difficilmente a placare gli animi; gli indiani fanno poco affidamento su di lui, soprattutto dopo le accuse del Bjp secondo cui lo stato indiano avrebbe perso più di 30 miliardi di dollari svendendo le miniere di carbone nazionali tra il 2005 e il 2009; Singh a quei tempi era ministro del carbone.
Le proteste indiane non colpiscono solo i probabili Walmart. Voci accorate si levano anche su temi qualli il salario e il prezzo dell gasolio. Autunno caldo anche in India in vista di nuove ed anticipate elezioni?

3 commenti:

Clara ha detto...

Io ho perso il cuore in uno di quei bazaar :-) Buona domenica, cara Sonia.

Nela San ha detto...

Vedi, la Grande Distribuzione Organizzata e' il colonialismo del 3o millennio. Io, che la conosco bene, posso dirti solo questo: l'ho ribattezzata Grande Distruzione Organizzata...

Unknown ha detto...

Clara: i bazar sono commoventi

Nela: non sbagli affatto a definirli così. A Belluno, in pieno centro storico, ci sono vie dove qualsiasi attività è stata costretta a chiudere. Ora ci sono solo polvere e cartelli di affittasi